Biografia
Biografia
Di origini italiane (il bisnonno, Paolo Zanetti,[17] era originario di Sacile, in provincia di Pordenone),[18][19] Javier Zanetti è nato a Buenos Aires il 10 agosto del 1973, da Rodolfo Ignacio Zanetti e Violeta Bonazzola,[20] ma è in provincia che crebbe, nel sobborgo portuale del Partido di Avellaneda, Dock Sud.[21] Prese il secondo nome Adelmar da un medico che gli salvò la vita da neonato, quando aveva dei problemi di respirazione.[22] È il fratello minore di Sergio,[20] anch’egli calciatore, e poi allenatore dell’Inter Juniores Berretti e successivamente del Lecco.[23]
Zanetti è sposato dal 1999 con Paula de La Fuente, conosciuta nel 1991 mentre militava nel Talleres.[24][25] La coppia ha tre figli: Sol (nata l’11 giugno 2005),[26] Ignacio (nato il 27 luglio 2008),[27] e Tomas (nato il 9 maggio 2012).[28] Il padrino della figlia è Iván Zamorano, mentre quello del secondo figlio è Iván Córdoba.[29] Il fratello della moglie, Sebastián, ha allenato l’Inter femminile, con cui ha vinto il campionato di Serie B nella stagione 2018-19.[30]
L’argentino ha pubblicato due autobiografie (Capitano e gentiluomo e Giocare da uomo, edite rispettivamente da Rizzoli[31] e Mondadori),[32] ha partecipato come attore al film del regista Piergiorgio Gay Niente paura (2010)[33] ed è stato protagonista del documentario Zanetti Story (2015), diretto da Carlo Sigon e Simone Scafidi.[34] Nel 2018 è uscito il libro Vincere, ma non solo, edito da Mondadori, in cui racconta la sua vita una volta terminata la carriera da giocatore.[35]
Nell’aprile del 2012 ha aperto nel quartiere Brera di Milano un ristorante insieme a Esteban Cambiasso, il Botinero.[36] Il 14 gennaio 2015 è stato nominato “Ambassador” per l’Expo di Milano.[37]
Impegno nel sociale
Il logo della Fundación P.U.P.I.
Zanetti ha preso parte, talvolta organizzandole in prima persona, a numerose iniziative benefiche.[38][39][40][41] Nel 2002, insieme alla moglie Paula, ha creato la Fundación P.U.P.I., organizzazione no-profit che si occupa di fornire il necessario sostegno economico ai bambini disagiati, e alle loro famiglie, nella zona di Buenos Aires.[42][43]
Per la sua correttezza e lealtà sportiva, per le vittorie conseguite e per l’impegno nel sociale, è stato insignito di diversi riconoscimenti:[44][45][46] fra i tanti, l’Ambrogino d’oro nel 2005,[47] il Premio Scirea nel 2010[48] e il Premio Facchetti nel 2012.[49]
Caratteristiche tecniche
«L’avversario più difficile che abbia mai incontrato è stato Javier Zanetti. Lo incontrai per la prima volta nel ’99, ai quarti di Champions. Lui terzino destro, io ala sinistra. M’impressionò per le sue qualità: rapido, potente, intelligente, esperto. Ci ho giocato contro altre due volte. È stato l’avversario più duro in assoluto. Un campione completo.»
(Ryan Giggs[50][51])
Zanetti in una delle sue classiche discese palla al piede durante la finale di ritorno della Coppa UEFA
Puntuale nel recupero di palloni e nell’impostazione del gioco, Zanetti era in possesso di un buon controllo di palla e di eccellenti doti fisiche, tra cui resistenza allo sforzo prolungato e velocità,[52][53] che lo rendevano molto abile nel superare gli avversari nello slancio per poi tentare il cross dal fondo o il tiro:[54] le suddette qualità, che gli valsero il soprannome El Tractor (“il trattore”),[55][56] lo rendevano un’arma tattica utile a fluidificare la manovra offensiva,[57][58][59] sebbene sfociassero occasionalmente in un eccesso di azioni personali.[57][60][61]
Nato nelle giovanili dell’Independiente come attaccante esterno,[62] è al Talleres che Zanetti arretra la sua posizione, scendendo in campo da centrocampista, sia di fascia sia centrale, e alcune volte anche da terzino, ruolo che successivamente lo consacrò nella sua prima stagione da professionista.[62] Appena arrivato all’Inter ricoprì il ruolo di laterale destro in un 5-3-2, durante la gestione di Ottavio Bianchi,[63] per poi passare come interno destro in un modulo a rombo agli ordini di Roy Hodgson.[64] Con Luigi Simoni il giocatore venne spostato come laterale sinistro di centrocampo.[65] Sotto la guida di Marcello Lippi ritornò a giocare a destra nel centrocampo, come tornante nel 4-4-2;[66] fu Héctor Cúper a fargli ricoprire nuovamente la posizione di terzino destro, lo stesso ruolo che ebbe durante i suoi anni in Argentina.[67] In seguito si consolidò anche come centrocampista centrale[68] e terzino sinistro,[69][70] prima con Roberto Mancini e poi con José Mourinho.[71] In rare occasioni ha giocato anche nel ruolo di difensore centrale, pur essendovi poco avvezzo.[72]
Carriera
Giocatore
Club
Gli inizi
Cresciuto durante il periodo della guerra sporca, Zanetti si appassionò al calcio da bambino, quando l’Argentina di Mario Kempes e Daniel Passarella vinse in casa il campionato del mondo 1978.[21] Tuttavia, nel suo quartiere, Dock Sud, non esisteva nessun campo da calcio;[73] sarà suo padre, assieme ad altri genitori di ragazzi del posto, a realizzare un campetto di erba e sabbia, ed è lì che l’argentino inizierà a tirare i suoi primi calci a un pallone, nella formazione della Disneyland.[74]
Nel 1982, un dirigente dell’Independiente gli offrì l’opportunità di giocare nella sua squadra, ed egli accettò immediatamente l’offerta, dato che era un tifoso dei Diablos Rojos.[75][76] Dopo esser sceso in campo per sette anni tra le file dell’Independiente,[76] i dirigenti e i tecnici della squadra decisero di tagliarlo fuori dalla squadra, perché sotto l’aspetto fisico era troppo piccolo e debole.[77]
Per più di un anno smise di giocare a calcio, pensando solamente allo studio e al lavoro,[77] dove l’argentino aiutava suo padre nei cantieri, e questo sostegno che offrì al genitore contribuì al suo sviluppo fisico.[78][79]
Talleres e Banfield
Dietro suggerimento del padre, Zanetti iniziò a cercare un’altra squadra,[80] e l’opportunità gliela offrì il fratello Sergio, che militava nel Talleres.[78] Javier ha aspettato che suo fratello Sergio si trasferisse, perché non voleva passare per raccomandato, e infine ha fatto un provino dove è stato promosso.[81] Durante la sua permanenza a Remedios de Escalada prese il vezzeggiativo Pupi del fratello Sergio appena ceduto, necessario in quanto in squadra oltre a lui, c’erano ben cinque Javier.[82]
Nelle giovanili del Talleres giocò da centrocampista in quarta divisione, e le ottime prestazioni lo fecero promuovere in prima squadra.[62] Inoltre il club di Remedios de Escalada gli offrì un contratto da professionista, in quanto Zanetti per guadagnare e aiutare economicamente la famiglia era costretto a lavorare la mattina vendendo il latte.[83][84] Esordì nel mondo del calcio professionistico il 22 agosto 1992, nel corso della terza giornata di Primera B Nacional, quando subentrò all’80’ al posto di Miguel Ángel Fretes, vincendo 2-1 contro l’Instituto Atlético Central Córdoba.[85] Il suo esordio da titolare con i bianco-rossi è avvenuto tre giornate più tardi, quando il 12 settembre il Talleres pareggiò 0-0 in casa dell’Ituzaingó.[85] Ha segnato il suo primo gol in carriera, che tra l’altro è stato anche il primo e l’unico con la maglia del Talleres, il 20 marzo 1993, in occasione di Talleres-Arsenal de Sarandí, finita 1-1.[86] In totale, con la maglia del Talleres, scese in campo 33 volte, venendo schierato per lo più come terzino.[82] A fine campionato venne definito come uno tra i migliori giovani del torneo.[82]
Nell’estate del 1993, a vent’anni, approdò nella massima serie, la Primera División, venendo acquistato dal Banfield per 160 000 dollari.[87][88] Vestì la maglia numero 4, che non abbandonò più,[89] ed esordì con i biancoverdi il 12 settembre 1993 contro il River Plate, in una partita finita 0-0.[89] Chiuse la stagione con 37 presenze, segnando il suo unico gol con la maglia del Banfield il 29 settembre 1993, nel pareggio per 1-1 in casa del Newell’s Old Boys.[90] Titolare anche nel campionato successivo, le sue prestazioni gli valsero la convocazione in pianta stabile nella nazionale argentina di Daniel Passarella.[89][91]
Inter
«Primissimo allenamento, facciamo possesso palla. Lui non la perde mai, gli resta sempre incollata al piede. Quel giorno pensai che avrebbe fatto la storia dell’Inter.»
(Giuseppe Bergomi[92])
1995-1998: dall’esordio al primo trofeo
Zanetti durante Inter-Vicenza del 27 agosto 1995, gara del suo esordio in nerazzurro
Segnalato da Antonio Angelillo[93][94], fu acquistato da Massimo Moratti, che — assieme al figlio — lo aveva visto in una videocassetta mentre giocava per la nazionale olimpica.[95] L’Inter ne annunciò ufficialmente l’ingaggio nella primavera 1995[96], tesserandolo a partire dalla stagione seguente.[97] Il connazionale Diego Armando Maradona lo definì «miglior acquisto dell’anno».[98][99]
Zanetti esordì il 27 agosto 1995, nella prima giornata di campionato che vide l’Inter sconfiggere di misura il L.R. Vicenza (1-0).[100] Il 12 settembre esordì invece nelle competizioni europee, in occasione della partita esterna di Coppa UEFA col Lugano.[101]
Zanetti all’inizio della stagione 1996-97
Affermatosi come titolare nella stagione seguente[64], contribuì al terzo posto dei nerazzurri in campionato.[102] La squadra raggiunse inoltre la finale di Coppa UEFA, cedendo ai rigori contro lo Schalke 04[103]; in occasione della finale di ritorno, l’allenatore Roy Hodgson sostituì l’argentino con Nicola Berti a pochi minuti dalla fine dei supplementari.[104] Contrariato dalla scelta del tecnico, Zanetti litigò con quest’ultimo ma i due vennero divisi prima che il confronto sfociasse sul piano fisico.[105] Il calciatore si chiarirà successivamente con l’inglese.[106]
L’anno successivo, con l’arrivo di Luigi Simoni in panchina e di Ronaldo in campo[107], l’Inter contese il tricolore alla Juventus.[108] Il duello conobbe il proprio esito soltanto nello scontro diretto, vinto dai bianconeri tra le polemiche.[109] Seconda in campionato, l’Inter si consolò col successo in Coppa UEFA a spese della Lazio[110]: l’argentino siglò il raddoppio della formazione milanese[111], che trionfò col risultato di 3-0.[112]
1998-2001: un triennio difficile
Nella stagione 1998-99 l’Inter, già considerata tra le favorite, rafforzò ulteriormente il proprio organico.[113] Malgrado il supporto dell’argentino — che il 28 ottobre 1998 indossò per la prima volta la fascia di capitano nel match di Coppa Italia contro il Castel di Sangro[114] — i nerazzurri vissero una stagione anonima, su cui gravò l’esonero di Simoni.[115] Il tecnico fu sollevato dall’incarico dopo la vittoria contro la Salernitana, ottenuta con un gol di Zanetti nel recupero.[116] Destinati a un campionato di secondo piano, i meneghini furono poi eliminati dal Parma in Coppa Italia (con l’argentino espulso nella gara di andata[117]) e dal Manchester United in Champions League.[118] Il campionato si concluse con l’ottavo posto, ma l’Inter fallì l’ultima chance per conquistare l’Europa perdendo lo spareggio col Bologna per la Coppa UEFA.[119]
Dal 1999 al 2001 la squadra fu guidata da Marcello Lippi prima e Marco Tardelli poi[120], senza però cogliere risultati di rilievo.[121] In due campionati furono conseguiti un quarto e quinto posto, mentre la formazione perse la finale di Coppa Italia contro la Lazio nel maggio 2000.[122]
2001-2004: l’acquisizione dei gradi di capitano, la gestione di Cúper e la parentesi di Zaccheroni
L’estate 2001 segnò l’ingaggio di Héctor Cúper, voluto da Moratti per riportare la squadra al successo.[123] In tale periodo Zanetti diventò capitano, dopo aver vestito la fascia già negli anni precedenti per sostituire l’infortunato Ronaldo.[4] La stagione 2001-02 vide i nerazzurri in testa per gran parte del campionato, mentre in Coppa UEFA la compagine lombarda si arrese al Feyenoord in semifinale.[124] Lo scudetto, apparso ormai una formalità, venne invece perso nella giornata conclusiva, quando il 4-2 subìto in casa della Lazio comportò il sorpasso di Juventus e Roma.[125] Cúper ottenne buoni risultati anche l’anno seguente, conducendo la Beneamata al secondo posto in campionato e alla semifinale di Champions League con l’eliminazione (dopo due pareggi) per opera del Milan.[126]
Più sofferta risultò la stagione 2003-04, con l’Inter che disputò un campionato al di sotto delle aspettative — parallelamente a uno scialbo percorso europeo[127] —, raggiungendo comunque il quarto posto e l’accesso alla Champions League.[128] Dall’estate 2004 Roberto Mancini (spesso avversario di Zanetti ai tempi della Lazio[129]) sostituì Alberto Zaccheroni, chiamato per rimpiazzare Cúper nell’ottobre 2003.[130]
2004-2008: le vittorie nazionali con Mancini
La stagione 2004-05 segnò il ritorno dell’Inter alla vittoria, con la conquista della Coppa Italia.[131] Per l’argentino si trattò del secondo trofeo in nerazzurro, dopo la Coppa UEFA del 1998.[132] Aggiudicatasi la Supercoppa italiana ai danni della Juventus[133], l’Inter replicò il successo in coppa nazionale nel 2006.[134] Le conseguenze dello scandalo di Calciopoli consegnarono inoltre ai milanesi lo Scudetto, dopo il declassamento dei bianconeri.[135]
Zanetti alza al cielo la Coppa Italia 2005-2006, la quinta della storia interista
Nel campionato 2006-07 un’Inter profondamente rinnovata bissò il trionfo sul campo, aggiudicandosi il tricolore con 5 giornate di anticipo e 97 punti in classifica.[136] I nerazzurri precedettero di 22 lunghezze la Roma, che fu la principale antagonista anche nel torneo successivo: a rappresentare un importante viatico fu lo scontro diretto del 27 febbraio 2008, in cui proprio il capitano realizzò il definitivo 1-1.[137] Nonostante la vittoria del terzo titolo consecutivo, giunto all’ultima giornata ancora davanti ai capitolini[138], Mancini non venne confermato in panchina: a pesare sull’esperienza del tecnico marchigiano furono infatti i modesti risultati europei, culminati nell’annuncio di un possibile addio dopo la sconfitta in Champions League col Liverpool nel marzo 2008.[139]
2008-2011: il biennio d’oro con Mourinho, il triplete e il Mondiale per club
Il successore di Mancini fu il portoghese José Mourinho[140], che vinse subito la Supercoppa italiana: nella sfida contro la Roma, conclusasi ai tiri di rigore, fu proprio l’argentino a realizzare il penalty decisivo.[141] Pur fallendo nuovamente in Europa[142], i nerazzurri si aggiudicarono il quarto Scudetto consecutivo.[143]
Zanetti durante la gara di UEFA Champions League 2009-2010 contro la Dinamo Kiev
Ancor più ricca di successi si rivelò la stagione 2009-10, con l’Inter capace di centrare un treble mai riuscito a nessun’altra formazione italiana: dopo essersi aggiudicata la coppa nazionale e il quinto tricolore di fila, la formazione lombarda tornò a trionfare in Champions League dopo 45 anni piegando il Bayern Monaco.[144] A completare l’anno solare 2010 furono le vittorie in Supercoppa di lega e nel Mondiale per club, ottenute con Benítez in panchina.[145] Zanetti diede il proprio contributo alla conquista del titolo mondiale, realizzando un gol al Seongnam in semifinale (e questa si rivelerà poi essere l’ultima rete della sua carriera).[146] In precedenza, il 20 ottobre 2010, il capitano era andato a segno contro il Tottenham in Champions League divenendo il più anziano marcatore del torneo (record poi superato da Inzaghi e Totti).[147] Il 15 gennaio 2011, nell’incontro col Bologna, eguagliò il primato di presenze in Serie A di Bergomi (con 519 gare all’attivo).[148] L’11 maggio successivo, nel ritorno delle semifinali di Coppa Italia con la Roma, disputò la millesima partita in carriera.[149] I nerazzurri si aggiudicarono poi il trofeo, l’ultimo vinto dall’argentino.[150]
2011-2014: gli ultimi traguardi e il ritiro
Zanetti con il capitano del CSKA Mosca Sergej Ignaševič prima di una partita della UEFA Champions League 2011-2012
Nell’ultimo periodo a Milano il calciatore non rimpinguò la sua bacheca, stabilendo comunque alcuni primati individuali: tra il 2011 e il 2012 superò infatti due record precedentemente raggiunti da Bergomi, divenendo il giocatore con più presenze nella storia dell’Inter,[5] nonché il nerazzurro più presente nel derby di Milano (Bergomi si fermò rispettivamente a 756 e 44 partite);[151] in Champions League, oltre a toccare quota 100 presenze complessive[152], divenne il giocatore con più presenze da capitano nella storia della competizione (superando le 77 di Paolo Maldini).[153]
Il 21 aprile 2013, scendendo in campo contro il Parma, raggiunse le 1 100 presenze in carriera consolidando il quarto posto tra i calciatori con più presenze della storia;[154] una settimana più tardi, nell’incontro col Palermo, riportò la rottura del tendine d’Achille, che chiuse la sua stagione.[155][156]
Zanetti tornò in campo dopo 7 mesi, nella stagione 2013-14: rientrò infatti in campo a 40 anni e 3 mesi, nella partita del 9 novembre 2013 vinta per 2-0 contro il Livorno.[157] Con il neo allenatore Walter Mazzarri ottenne tuttavia solamente 12 presenze in campionato. Disputò la sua ultima gara il 18 maggio 2014, in occasione della sconfitta di misura (2-1) sul campo del Chievo.[158]
Nell’arco dei diciannove anni trascorsi in maglia nerazzurra, Zanetti è sceso in campo 858 volte: in 813 occasioni è partito da titolare (venendo sostituito in 42 partite), giocando per un totale di 73 284 minuti,[159] segnando 21 reti e ricevendo due sole espulsioni (la prima nel 1999 in Coppa Italia, la seconda nel 2011 in campionato).[160][161] Ha inoltre disputato consecutivamente 137 delle sue 615 partite in Serie A.[162] Essendosi ritirato a 40 anni e 281 giorni, è nella top ten dei giocatori più anziani ad aver mai calcato i campi di Serie A.
«Ho sognato di chiudere la mia carriera all’Inter, la mia casa, ed è un orgoglio poterlo fare.»
(Javier Zanetti, 6 maggio 2014[163])
Nazionale
Nazionale maggiore
1994-2002: l’esordio, le prime competizioni e i due Mondiali disputati
Dopo il campionato del mondo 1994, la nazionale argentina doveva essere completamente ricostruita.[164] Nel novembre del 1994, a seguito delle buone prestazioni con la maglia del Banfield, l’allora commissario tecnico della nazionale argentina, Daniel Passarella, inserì per la prima volta Zanetti nella lista dei convocati della Selección.[89]
Esordì con la nazionale maggiore a Santiago del Cile il 16 novembre 1994, a 21 anni, in una partita amichevole contro il Cile finita 3-0 per l’Argentina.[164]
Nel 1995 disputò Coppa re Fahd, torneo amichevole intitolato all’allora re dell’Arabia Saudita, che venne poi assorbito dalla FIFA nell’ambito della Confederations Cup.[165] L’Argentina perse in finale per 2-0 contro la Danimarca.[166] Nell’estate dello stesso anno Zanetti venne anche convocato per la Copa América in Uruguay, in cui l’Argentina uscì ai quarti di finale contro il Brasile, ai calci di rigore.[167]
Tre anni più tardi, Zanetti prese parte al campionato del mondo 1998 in Francia, con l’esordio nella competizione mondiale il 14 giugno a Tolosa, contro il Giappone (vittoria per 1-0).[168] Ai quarti di finale l’Argentina venne eliminata dai Paesi Bassi, che prevalse sui sudamericani per 2-1.[169] Zanetti giocò da titolare tutte le cinque partite della nazionale argentina,[170] segnando un gol contro l’Inghilterra agli ottavi di finale.[171]
Nel 1999, nonostante il nuovo commissario tecnico Marcelo Bielsa avesse completamente rinnovato il gruppo della nazionale argentina, Zanetti venne convocato per la Copa América in Paraguay.[172] L’Argentina uscì dalla competizione nella fase a eliminazione diretta per mano del Brasile.[173]
Venne convocato da Bielsa anche per il campionato del mondo 2002, disputatosi in Corea del Sud e Giappone. Inserita in un girone con Nigeria, Svezia e Inghilterra, con Bielsa che rivoluzionò quasi interamente tutta la squadra lasciando tuttavia in campo Zanetti,[174] l’Argentina non raggiunse la fase a eliminazione diretta.[175]
2002-2011: le tre finali perse, la deludente Coppa America 2011 e il congedo
Zanetti impegnato in un’amichevole contro la Russia del 2009
Il 7 giugno 2003 Zanetti indossò per la prima volta la fascia da capitano della nazionale in una partita di Coppa Kirin contro il Giappone, in cui segnò anche una rete.[176] L’anno successivo fu convocato per la Coppa America 2004 in Perù.[177] La nazionale celeste perse la competizione in finale contro il Brasile, ai tiri di rigore (4-2 il finale). Zanetti prese parte anche alla Confederations Cup 2005, in cui Argentina e Brasile si affrontarono nuovamente in finale; il Brasile prevalse 4-1.
Nonostante Zanetti avesse giocato quasi tutte le gare di qualificazione al campionato del mondo 2006 e tutte quelle della Confederations Cup 2005, venne escluso da José Pekerman dall’elenco dei 23 convocati per la fase finale del Mondiale.[178] Tornò nel giro della nazionale sotto la guida di Alfio Basile, partecipando alla Coppa America 2007 in Venezuela. La Selección venne sconfitta in finale, a Maracaibo, ancora dal Brasile, che s’impose per 3-0.[179]
Divenuto capitano dopo il congedo di Roberto Ayala,[180] nel novembre 2007 Zanetti timbrò la sua 116ª presenza con la maglia dell’Argentina, superando il record di partite giocate per la nazionale albiceleste che apparteneva proprio ad Ayala.[8] Mantenne la fascia fino al 2008, quando il nuovo CT Diego Armando Maradona preferì affidarla a Javier Mascherano.[181]
Non convocato da Maradona per il campionato del mondo 2010, Zanetti fu inserito da Sergio Batista nella lista dei 23 convocati per la Coppa America 2011, disputata in casa.[182] Per Zanetti fu la quarta partecipazione al torneo. La squadra venne eliminata ai quarti di finale dall’Uruguay, ai rigori.[183] Zanetti in quell’occasione disputò la 22ª presenza in Coppa America, diventando il calciatore argentino con più presenze nella massima competizione continentale, staccando i connazionali José Salomón e Oscar Ruggeri.[184] Fu l’ultima delle 145 partite di Zanetti con l’Argentina (138 da titolare); in totale ha giocato 12 329 minuti in nazionale, segnando 5 reti.[159]
Zanetti inseguito da Cristiano Ronaldo durante una partita con il Portogallo del 2011
Nazionale olimpica
Tra il 1995 e il 1996, Zanetti, oltre a giocare con la Nazionale maggiore, disputò alcuni incontri con la selezione olimpica.[185]
Nel marzo del 1995, a Mar del Plata, in Argentina, si disputò la XII edizione dei Giochi panamericani, i giochi che vedono in competizione atleti dei paesi del continente americano.[186] Nel calcio, la nazionale olimpica argentina arrivò fino alla finale contro il Messico, vincendo ai rigori.[187] L’Argentina conquistò per la quarta volta l’oro panamericano, con Zanetti che disputò tutte le partite della competizione.[187]
Tra il luglio e l’agosto del 1996 ad Atlanta si svolse la XXVI edizione dei Giochi olimpici, e venne disputato il ventiduesimo torneo olimpico di calcio.[185] La nazionale olimpica argentina, sempre guidata dal commissario tecnico della nazionale maggiore Passarella, fu formata da calciatori giovani, ma con esperienza, e che poi diventeranno titolari della nazionale maggiore negli anni successivi, tra cui Zanetti.[185] Il 3 agosto, ad Athens, si disputò la finale del XXVI torneo olimpico fra Argentina e Nigeria, vinta dagli africani per 3-2.[188] La nazionale argentina si aggiudicò, quindi, la medaglia d’argento, la prima dopo quella ad Amsterdam del 1928.[185]
Nel 2004 ebbe l’occasione di disputare da fuoriquota il torneo olimpico, che poi l’Argentina vinse, ma rifiutò la convocazione per allenarsi con l’Inter.[189]
In totale, con la maglia della nazionale olimpica, Zanetti ha giocato 1080 minuti in 12 partite, tutte da titolare e senza mai essere sostituito.[159]
Dirigente
Ritiratosi, nel 2014 è stato nominato vicepresidente dell’Inter da Erick Thohir, l’allora presidente del club.[190][191]
Nella stagione 2020-2021 vince il suo primo scudetto da dirigente del club nerazzurro.[192]







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